La
Tipografia Portosalvo fu fondata dai sacerdoti della chiesa di S. Maria del
Portosalvo per dare una occupazione agli orfani ospiti del convento annesso,
presso il quale trovavano riparo tanti bisognosi.
Erano i primi anni del secolo, intorno al 1908, e la zona antistante il Porto di Napoli basava la propria economia sulle piccole attività artigianali che si svolgevano negli intricatissimi vicoli e sulle scarne paghe che i tanti marittimi lontani, pescatori e marinai, recapitavano alle loro numerose famiglie. La grande povertà aveva, fra le sue conseguenze, quella di lasciare un gran numero di piccoli abbandonati e senza famiglia, affidati alle cure dei misericordiosi preti del convento che li accoglievano cercando di dar loro una qualche istruzione, sia pur minima, ed un mestiere onorevole grazie al quale sopravvivere.
Questa caritatevole attività diede l'avvio alla produzione di stampe della Tipografia Portosalvo, che prese il nome proprio dal convento che l'aveva fondata, sita negli storici locali del Vicolo dei Canestrari al civico 5.
Appena dopo la guerra, un giovane ventenne, Mario Franceschetti, si trovò a rientrare a Napoli dopo aver prestato il proprio braccio al servizio della Patria. Interessatosi all'arte tipografica, i cui rudimenti aveva appreso proprio durante il servizio militare, ebbe l'occasione di entrare a far parte dell'organico della Tipografia Portosalvo quale istruttore dei giovani apprendisti avviati al lavoro. Nel giro di pochissimi anni, anche grazie al progressivo disimpegno dei sacerdoti, Mario Franceschetti fu in grado di rilevare del tutto l'azienda, iniziando quella gestione familiare che l'avrebbe felicemente condotta fino ai giorni nostri.
Così, fra il meccanico fragore delle antiche macchine da stampa ed i forti odori di inchiostro e piombo surriscaldato, trascorsero gli anni antecedenti alla Seconda Guerra Mondiale; Mario Franceschetti dedicò le proprie energie al consolidamento della giovane azienda con l'acquisto di importanti macchinari e con l'acquisizione di sempre nuova clientela, avviando al lavoro decine di giovani apprendisti che si avvicendavano nella sua officina.
Alla morte di Mario Franceschetti fu il figlio Argeo a prendere le redini dell'impresa familiare, forte di un insegnamento morale e tecnico di prim'ordine che seppe sfruttare al meglio.
Nonostante il sempre più veloce modificarsi delle tecnologie, delle apparecchiature e delle procedure di stampa, forte della sua naturale propensione per la modernizzazione, Argeo ha quindi condotto la Tipografia Portosalvo attraverso un quarantennio di lavoro e di impegno. Anche durante i momenti più difficili, la crisi economica degli anni 70, il post-terremoto dell’80, egli ha gestito con equilibrio e saggezza la piccola-grande azienda, mantenendole la dimensione artigiana che più le è consona ma migliorando instancabilmente i livelli qualitativi della produzione.
Agli inizi degli anni 90, in particolare, Argeo fu tra i primi del settore a cogliere l'importanza della grande rivoluzione informatica che si annunciava, dotando la Tipografia di stazioni grafiche computerizzate d'avanguardia, inserendo in questa moderna struttura la nuora Ilaria de Castello, moglie del figlio Enrico dedicatosi agli studi del Diritto. Egli ha così posto le basi per lo sviluppo nel futuro dell’azienda. Ritiratosi ufficialmente nel 1992, Argeo lasciò la completa conduzione nelle mani di Ilaria, la quale continua a curare l’impresa sia muovendosi nella scia della tradizione, sia approcciandosi al lavoro con idee fresche ed innovative.
Innovazione tecnologica, apertura ai nuovi strumenti di comunicazione (la Tipografia Portosalvo è stata tra le prime aziende tipografiche napoletane ad apparire su Internet), sviluppo di realizzazioni grafiche e soluzioni integrate al servizio del cliente sono la frontiera del domani e la sfida dell’oggi, sfida che Ilaria de Castello raccoglie con semplicità, ma con determinazione e professionalità, quotidianamente.
Il futuro è ancora da scrivere. Dopo più di 100 anni di vita, la Tipografia Portosalvo promette di essere una "vecchia signora" ancora una volta pronta a tornar ragazzina, con l'entusiasmo e lo slancio di sempre.